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Paesaggi di pietra

 Il concetto di paesaggio  implica una particolare percezione di esso, e del territorio che indica una “invisibilità” che altro non sarebbe se non il retaggio antropico. Questa percezione della nostra terra, che è fortemente sentita quindi, deve essere la visuale nella quale ci si deve inserire nel considerare il nostro progetto di valorizzazione come coscienza del morfologico in combutta con il culturale.

Non in molte regioni d’Europa, la pietra calcarea, la cosìdetta “avampaese”, è scesa a compromessi con chi ha dovuto calpestarla per un motivo che riguarda da sempre l’uomo in cerca di una serenità domestica; con chi, insomma, ha voluto stornarla, per assumere un carattere più umano, rurale.

Ha dovuto batterla questa pietra, il pugliese, anticipandola ad un metro di profondità e ricoprendola con del terriccio accuratamente sminuzzato. Lavoro immane e impensabile ai più, oggi. Questo è il grande valore della Puglia che ha racchiuso gelosamente il tutto con i muretti a secco, che ha donato anche un tetto a quell’agricoltore che l’ha domata, nelle “casedde”, i trulli. Per intenderci con un esempio: il “Trullo Sovrano”.

Della stessa pietra, anche le “cummerse”, di chiese come nel caso di “Barsento”; e delle masserie così numerose.

C’è tanta storia nella pietra, e questa nostra ottica di paesaggio, che si ripete per quei tratti che costituiscono della la Puglia una peculiarità, deve essere intesa come coscienza di quel suolo di chi, prima di noi, ha vissuto. Una coscienza storica quindi.