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BARSENTO
Barsento, il luogo dei misteri
Cenni storici e bibliografici.
I primi cenni sulle origini di Barsento si trovano in uno scritto di Pompeo Sarnelli, vescovo di Bisceglie del XVII secolo. Il Sarnelli, che è stato poi ripreso dallo storico nocese del XIX secolo Pietro Gioia, pare abbia affermato nel suo scritto che il duce Tulliano, per volere di Gregorio Magno, abbia fatto edificare nei monti Appennini del castello delle Noci la badia di Barsento per opera dei monaci di SantEquizio. Correva lanno 591, quindi in piena guerra gotica.Pietro Gioia nelle sue "Conferenze storiche sullorigine e i progressi del comune di noci" ha confermato la tesi del Sarnelli, ossia che la badia di Barsento sia stata effettivamente costruita nel 591. Oltre al Sarnelli il gioia prende spunto anche dal manoscritto del Cassano (1723) vescovo nocese del XVIII secolo, e dallopera del Lubin "Abbatium italiae brevis notitia".
Il gioia, inoltre, fa derivare la parola Barsento da "Assumpta" la quale si pronunciava Assienta, Varsienta e infine Barsento, tenendo presente che nel medioevo si venerava il culto di santa Maria assunta.
Barsento, era,
nellalto medioevo, un luogo di raccolta per contadini e pastori ed è stato un
casale popoloso fino al 1040, quando fu distrutto dai mottolesi, insieme al casale di
Casaboli. Secondo il gioia, le genti superstiti dei due casali dettero vita, rifugiandosi
presso il vicino Castellum Nucum , alluniversità delle Noci.
Un altro prete, il
Morea, facendo riferimento al Chartularium del monastero di san benedetto a Conversano,
esclude che Barsento sia stata una abbazia benedettina avvalorando la tesi del Sarnelli e
del Lubin i quali facevano risalire lorigine ai monaci di Santequizio. Alcune
carte invece testimoniano la vita nel casale di Barsento ben oltre il 1040 anno in cui,
secondo il gioia, avvenne la distruzione di Barsento e Casaboli. Quindi il casale pare che
abbia avuto abitanti almeno fino al tredicesimo secolo. Il Morea non dice lepoca
precisa della fine di Barsento, ma attribuisce eccidi e stragi alle incursioni saracene,
molto frequenti nel medioevo. Emile Bartaux, storico francese di inizio 900, nella sua
opera "lart dans litalie meridionale" considera Barsento come la
chiesa rurale che, in modo ancor più sorprendente di altre, attesta lapplicazione
della pratica tradizione delle costruzioni in pietra a secco alle forme di architettura
religiosa. Questa tecnica, secondo il Bartaux, si riscontra in altri luoghi come
lIrlanda, la Scozia, la costa nord della Gran Bretagna, dove le coperture delle
chiese sono state costruite allo stesso modo. Accetta la tesi di Barsento costruita nel VI
secolo dopo cristo. Bartaux è il primo storico a collocare Barsento nella storia
dellarte pugliese. Bartaux afferma che "leglise de saint kevin, a
Grandalough en Ecosse, nest autre que la nef centrale de S. Marie de Barsento".
Nel 1915, lingegnere Vinaccia, ispettore ai monumenti di Bari, in uno studio, colloca Barsento tra i santuari paleocristiani. Riporta e conferma la tradizione che vede la badia costruita nel 591 per opera dei monaci di SantEquizio.
Il Notarnicola, nel 1983, definisce Barsento "la più nobile applicazione dello stile trullesco" in quanto edificio sacro. Barsento ha costituito un momento importante ed essenziale dellevangelizzazione dei murgesi pagani, voluta da san Gregorio magno.
Felice Laforgia, ex sindaco di Noci, è il primo che fa derivare la parola Barsento da una parola illirica composta dalla radice Bars=altura e dal suffisso ent=popolazione (gente daltura). Ipotizza la nascita del casale in epoca iapigia ma non si pronuncia sulla sua distruzione.
Francesco Dandria, docente allUniversità di Bari, è il primo a mettere in discussione la tesi di Barsento costruita nel VI sec. Afferma, infatti, che la chiesa sia stata costruita durante la metà del dellVIII sec. Smentisce il significato di Barsento derivante da Assumpta, ed include Barsento tra i monumenti di tradizione longobarda. Trova delle somiglianze con alcune chiese della Campania e della Sardegna. Riconosce, però, la presenza di un elemento autoctono, pre-romanico, che è larchitettura dei trulli.
Il Dandria per primo ha cercato di decifrare liscrizione presente sulla facciata della navata destra, incisa su pietra calcarea (30x33 cm.):
"AB ANN(n)O I(n)CARNAT(I)ONIS [domini]
N(ost)RI IESU CHRISTI MCC[ .]
SITANA (?) CO(mmun)I"
La Bertelli nel suo lavoro "Prime funzione benedettine in terra di Bari" mette in discussione la tesi del Dandria, perché il piccolo protiro non sembra essere contemporaneo alla costruzione. Ciò è visibile nel punto in cui si appoggia alla facciata: risulterebbe aggiunto in un secondo momento quando fu eretto il campanile a vela. Le modifiche risalirebbero ai secoli XIV e XV.
La zona absidale con tre absidi, di cui la centrale presenta una finestrella quadrata, fa pensare a costruzioni romaniche di tipo rurale, più che a costruzioni longobarde.
In un altro lavoro, la
Bertelli afferma che ledificio di Barsento, piuttosto che ad unepoca
altomedievale, sia stato costruito più tardi, in ambito medievale, intorno al XI-XII sec.
Il Tateo, invece, tenendo presente la situazione della Puglia in epoca bizantina, nel VI sec., afferma che se Barsento fosse esistita, allora sarebbe stata costruita secondo i canoni dellarte bizantina.
Difficilmente i monaci di SantEquizio sarebbero giunti in Puglia in epoca bizantina, perché listituzione presente soprattutto in Abruzzo, ebbe una dimensione locale. Sempre Tateo afferma che le absidi appartengono alla costruzione originaria, smentendo la tesi che sosteneva fossero stata aggiunte in epoca successiva. Ritiene significativa la presenza di un dipinto di S. Michele tenuto in "speciale onere" dai longobardi, e quindi confermerebbe la tesi ipotizzata dal Dandria.
Il Tavolaro, in una sua ricerca, fa rilevare che la chiesa di Barsento non è precisamente orientata ma "scarta" di 15 gradi a nord. Questo non è da sottovalutare perché esistevano, anticamente, ordini monastici che erano autonomi da Roma e che con spirito critico orientavano le chiese verso i solstizi anzichè verso gli equinozi.
I
tre architetti nocesi De PintoGiacovelli-Montanaro parlano di Barsento dal punto di
vista tecnico-architettonico. I tre architetti evidenziano le linee della prima fase
costruttiva del monumento: ad aula unica con tetto a falde inclinate e monoabsidale,
corrispondente allattuale navata centrale.
Analizzando il materiale da costruzione, hanno scoperto che parte della facciata primitiva di nord-est fu eseguita con conci di tufo e non in pietra locale. Questo scambio potrebbe confermare luso della Barsentana per gli scambi commerciali con Mottola, il cui sottosuolo è interessato dalla presenza di tale materiale.
La chiesa non è stata costruita in epoca longobarda e considerano lampliamento a tre navate realizzato nellXIsec.
Il protiro o pronao viene fatto risalire allXV sec, così come il campanile a vela posto sulla cuspide della chiesa. Nel XVIII sec. la chiesa ha subito alcune trasformazioni ed è stato rifatto il tetto.
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